Lino Banfi: "Sogno un Andria-Canosa in A"

bender Gio Ott 08, 2009 3:43 pm

Il Bari che è tornato in serie A, Cassano che fa faville nella Sampdoria, il libro di Oronzo Canà in classifica, un’altra bella prova in Tv come nonno Libero.
Per Lino Banfi, 73 anni, è l’ennesima stagione di successi. Ma lui non si ferma. A cominciare
dal calcio, sogna in grande. E ripete un concetto che gli è caro: «La mia schedina preferita, quella con tutte le squadre dei capoluoghi pugliesi: Milan-Bari, Juventus-Lecce, Inter Foggia, Fiorentina-Taranto e Sampdoria-Brindisi».
Adesso ce ne sono anche tre nuovi: Andria, Barletta e Trani tutti insieme.
«E ovviamente spero che salgano anche loro. Chissà che un giorno io non veda la mia Andria
in serie A,magari sarò vecchissimo, ma ci riuscirò. E non posso dimenticare Canosa, dove
sono cresciuto: gioca in Promozione... e quindi».
Il Bari è stato vicino al passaggio dalla famiglia Matarrese a Tim Barton. Cosa ne pensa?
«Io sarei felicissimo per qualsiasi cosa che possa far diventare più forte il Bari. Sarebbe stato
un passaggio di consegne che avrebbe fatto bene soprattutto ai tifosi, che dopo tanti anni hanno voglia di cambiare».
Adesso, però, si andrà avanti con Vincenzo Matarrese.
«Vincenzo è un gran signore, che vuole bene alla squadra. Farà sempre il tifo per il Bari e
valuterà di certo il meglio».
Dai successi augurati al Bari al successo di un barese. Lino Banfi è un grande estimatore
di Cassano.
«Ho sempre pensato che lui sia uno dei più grandi calciatori del mondo. Adesso lo sta dimostrando
ancora di più perché ha messo la testa a posto. E il merito è del presidente della Sampdoria, Riccardo Garrone, una persona splendida. Cassano gli è entrato nel cuore come un figlio. Lui si è sentito amato ed è cambiato. Se lo portano ai Mondiali, ci farà fare una bellissima figura».
Quando era a Roma,ci sono state tante serate insieme fra Banfi e Cassano.
«Ogni tanto, andavamo a cena e ci divertivamo. Lui rideva come un pazzo alle mie battute. Sarebbe
ora di rivederci».
Il suo libro «Il chelcio secondo Oronzo Canà» ha una nascita particolare.
«Producevo una rubrica per una ditta di telefonia: i commenti di Canà sul calcio attuale, andavo a briglia sciolta, mi "sfogavo". Mio figlio e mio genero mi dissero: "Ma perché non le scrivi tutte queste battute?". E così mi sono deciso».
La cosa più simpatica che le hanno detto a proposito di questo libro?
«Un giovane speaker di Radio Dimensione Suono mi ha ringraziato. E io, sorpreso: "Perché?".
Lui ha spiegato: "Ci sono momenti di pausa in cui non sapevamo cosa dire. Adesso, invece, non abbiamo più problemi: leggiamo le battute del libro e abbiamo tanti spunti per passare il tempo in allegria».
È cambiato qualcosa nel calcio, secondo Canà?
«Si è accorto che gli attuali allenatori gli rubano le tecniche e "s’inchezza". E poi, lui aveva
giocatori dai nomi strani come Crisantemo, Sella, Cavallo.
Adesso ci sono Acquafresca e Maccarone, mica siamo tanto lontani».