Primario assassino a Canosa
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Primario assassino a Canosa
L’assassino di Ramelli fa carriera: è diventato primario in Puglia
Lo aspettarono sotto casa, a Città Studi. E lo aggredirono selvaggiamente a colpi di chiave inglese. Sergio Ramelli, studente dell’istituto Molinari con simpatie per il Msi, cercò di difendersi, ma non ebbe scampo. Rimase in coma quarantasette giorni, morì il 29 aprile 1975. Non aveva ancora diciannove anni, era un ragazzo o poco più, ma per il servizio d’ordine di Avanguardia operaia il suo fascismo meritava una lezione. Definitiva. E così fu.
Quell’episodio raggelante torna ora d’attualità, perché uno dei protagonisti di quella storia, Antonio Belpiede, condannato a 7 anni per omicidio volontario, è diventato primario. Sì, primario del reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Canosa di Puglia. Belpiede non ha vinto una gara, perché il concorso si terrà solo nei prossimi mesi, ma un anno fa, quando si liberò il posto, i vertici della Asl Bat (Barletta-Andria-Trani) hanno scelto lui fra i candidati all’incarico. Così, sia pure in forma provvisoria, Belpiede è diventato dirigente dello Stato. Nulla di irregolare, per carità, semmai un problema di opportunità che il direttore generale della Asl Rocco Pianosa, area Rifondazione comunista, rispedisce al mittente: «Alla direzione della Asl risulta che il dottor Belpiede non abbia al momento alcuna pendenza penale. Il dottor Belpiede è stato nominato direttore facente funzione dell’Unità operativa di ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Canosa dopo una valutazione di tutti i curricula dei medici del reparto. A breve sarà espletato il concorso per nominare il primario».
Ancor più netto l’interessato: «Io vado avanti a testa alta. Non ho partecipato a quell’azione, non ho ucciso nessuno, sono innocente, ho subito una condanna vergognosa. Certo, ero membro del Servizio d’ordine di Avanguardia operaia, ma non so nulla dell’omicidio Ramelli. So invece che dopo la laurea in medicina tornai in Puglia e ho dedicato una vita al lavoro e all’impegno per i pazienti. Quel posto, per quanto provvisorio, è il premio per anni e anni di fatica e abnegazione».
Certo, la storia giudiziaria di molti episodi degli Anni di piombo è ancora controversa. Nel caso di Ramelli la verità arrivò solo dopo dieci anni, grazie all’indagine condotta a metà degli anni Ottanta da Guido Salvini e Maurizio Grigo. Con tenacia e dopo moltissimi interrogatori, i giudici arrivarono alla squadra di Medicina di Avanguardia operaia. Il gruppo che aveva firmato l’omicidio. Non solo: le indagini portarono anche a scoprire, in un abbaino di viale Bligny, un gigantesco archivio in cui Avanguardia operaia aveva schedato centinaia di nemici con tanto di foto, dati biografici, appunti con le abitudini e gli stili di vita. Avanguardia Operaia aveva una lunga tradizione di militarizzazione della lotta politica. Già a maggio ’69, ben prima di piazza Fontana, sul giornale omonimo si poteva leggere: «Anche il capoccia, anche il ruffiano, anche il dirigente, sono uomini come noi. Quando sono in fabbrica si fanno grossi approfittando della forza del padrone, ma quando escono diventano degli individui isolati. Sono persone fisiche che soffrono in caso di percosse, sono persone che proverebbero vivo dispiacere scoprendo la loro auto distrutta; sono persone che hanno una casa... È importante individuare il nemico, personalizzarlo, dargli nome e cognome».
L’omicidio Ramelli viene da questa pratica di violenza e intimidazione. Ramelli fu oggetto di una persecuzione scientifica per mesi: fu picchiato, minacciato, insultato. In particolare, il 13 gennaio ’75 era stato circondato da un’ottantina di studenti e costretto a cancellare con vernice bianca scritte fasciste apparse sui muri del Molinari; e sempre a scuola aveva subito addirittura un processo politico per aver scritto un tema troppo sbilanciato a destra. Infine, il 13 marzo, ecco l’agguato. Sergio Ramelli viene ricoverato al Policlinico in condizioni disperate. Gli hanno sfondato il cranio. Ma il ragazzo non vuole morire. Resiste per un mese e mezzo. Un’agonia straziante, le visite della madre, piccoli cenni di miglioramento, poi il 29 aprile il collasso e la morte. E non basta, perché il giorno prima un gruppo di facinorosi ha raggiunto la casa dei Ramelli gridando slogan contro il fratello Luigi e minacciando pure lui. Questa è la Milano di metà anni Settanta, in cui i funerali si svolgono in forma semiclandestina per motivi di ordine pubblico. E la memoria di Ramelli si riduce a ben poca cosa: una foto che mostra un ragazzo con i capelli lunghi e gli occhi castani.
Dieci anni dopo l’indagine e le condanne. Prima per omicidio preterintenzionale, poi, in appello, per omicidio volontario. Belpiede, secondo la ricostruzione della magistratura, avrebbe partecipato all’aggressione con un ruolo di copertura. Lui nega: «Non c’ero quel giorno in via Amadeo». In primo grado gli danno 13 anni, in appello 7, pena confermata in Cassazione. «Sono rimasto in cella un paio d’anni - spiega lui al Giornale - quando mi hanno arrestato ero capogruppo del Pci a Cerignola, ho lasciato per sempre la politica, è stata una tragedia. Violante mi ha consolato e l’avvocato di parte civile Ignazio La Russa mi ha rincuorato. Voglio ricordare che sono stato condannato sulla base di dichiarazioni di pentiti che si ricordavano a malapena chi fossi. Ora non ho niente di cui pentirmi. Ho solo svolto con passione il mio lavoro di ginecologo». Oggi Belpiede si tiene stretto il suo posto di primario.
fonte: tifoandria.forumattivo.comilgiornale.it
Lo aspettarono sotto casa, a Città Studi. E lo aggredirono selvaggiamente a colpi di chiave inglese. Sergio Ramelli, studente dell’istituto Molinari con simpatie per il Msi, cercò di difendersi, ma non ebbe scampo. Rimase in coma quarantasette giorni, morì il 29 aprile 1975. Non aveva ancora diciannove anni, era un ragazzo o poco più, ma per il servizio d’ordine di Avanguardia operaia il suo fascismo meritava una lezione. Definitiva. E così fu.
Quell’episodio raggelante torna ora d’attualità, perché uno dei protagonisti di quella storia, Antonio Belpiede, condannato a 7 anni per omicidio volontario, è diventato primario. Sì, primario del reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Canosa di Puglia. Belpiede non ha vinto una gara, perché il concorso si terrà solo nei prossimi mesi, ma un anno fa, quando si liberò il posto, i vertici della Asl Bat (Barletta-Andria-Trani) hanno scelto lui fra i candidati all’incarico. Così, sia pure in forma provvisoria, Belpiede è diventato dirigente dello Stato. Nulla di irregolare, per carità, semmai un problema di opportunità che il direttore generale della Asl Rocco Pianosa, area Rifondazione comunista, rispedisce al mittente: «Alla direzione della Asl risulta che il dottor Belpiede non abbia al momento alcuna pendenza penale. Il dottor Belpiede è stato nominato direttore facente funzione dell’Unità operativa di ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Canosa dopo una valutazione di tutti i curricula dei medici del reparto. A breve sarà espletato il concorso per nominare il primario».
Ancor più netto l’interessato: «Io vado avanti a testa alta. Non ho partecipato a quell’azione, non ho ucciso nessuno, sono innocente, ho subito una condanna vergognosa. Certo, ero membro del Servizio d’ordine di Avanguardia operaia, ma non so nulla dell’omicidio Ramelli. So invece che dopo la laurea in medicina tornai in Puglia e ho dedicato una vita al lavoro e all’impegno per i pazienti. Quel posto, per quanto provvisorio, è il premio per anni e anni di fatica e abnegazione».
Certo, la storia giudiziaria di molti episodi degli Anni di piombo è ancora controversa. Nel caso di Ramelli la verità arrivò solo dopo dieci anni, grazie all’indagine condotta a metà degli anni Ottanta da Guido Salvini e Maurizio Grigo. Con tenacia e dopo moltissimi interrogatori, i giudici arrivarono alla squadra di Medicina di Avanguardia operaia. Il gruppo che aveva firmato l’omicidio. Non solo: le indagini portarono anche a scoprire, in un abbaino di viale Bligny, un gigantesco archivio in cui Avanguardia operaia aveva schedato centinaia di nemici con tanto di foto, dati biografici, appunti con le abitudini e gli stili di vita. Avanguardia Operaia aveva una lunga tradizione di militarizzazione della lotta politica. Già a maggio ’69, ben prima di piazza Fontana, sul giornale omonimo si poteva leggere: «Anche il capoccia, anche il ruffiano, anche il dirigente, sono uomini come noi. Quando sono in fabbrica si fanno grossi approfittando della forza del padrone, ma quando escono diventano degli individui isolati. Sono persone fisiche che soffrono in caso di percosse, sono persone che proverebbero vivo dispiacere scoprendo la loro auto distrutta; sono persone che hanno una casa... È importante individuare il nemico, personalizzarlo, dargli nome e cognome».
L’omicidio Ramelli viene da questa pratica di violenza e intimidazione. Ramelli fu oggetto di una persecuzione scientifica per mesi: fu picchiato, minacciato, insultato. In particolare, il 13 gennaio ’75 era stato circondato da un’ottantina di studenti e costretto a cancellare con vernice bianca scritte fasciste apparse sui muri del Molinari; e sempre a scuola aveva subito addirittura un processo politico per aver scritto un tema troppo sbilanciato a destra. Infine, il 13 marzo, ecco l’agguato. Sergio Ramelli viene ricoverato al Policlinico in condizioni disperate. Gli hanno sfondato il cranio. Ma il ragazzo non vuole morire. Resiste per un mese e mezzo. Un’agonia straziante, le visite della madre, piccoli cenni di miglioramento, poi il 29 aprile il collasso e la morte. E non basta, perché il giorno prima un gruppo di facinorosi ha raggiunto la casa dei Ramelli gridando slogan contro il fratello Luigi e minacciando pure lui. Questa è la Milano di metà anni Settanta, in cui i funerali si svolgono in forma semiclandestina per motivi di ordine pubblico. E la memoria di Ramelli si riduce a ben poca cosa: una foto che mostra un ragazzo con i capelli lunghi e gli occhi castani.
Dieci anni dopo l’indagine e le condanne. Prima per omicidio preterintenzionale, poi, in appello, per omicidio volontario. Belpiede, secondo la ricostruzione della magistratura, avrebbe partecipato all’aggressione con un ruolo di copertura. Lui nega: «Non c’ero quel giorno in via Amadeo». In primo grado gli danno 13 anni, in appello 7, pena confermata in Cassazione. «Sono rimasto in cella un paio d’anni - spiega lui al Giornale - quando mi hanno arrestato ero capogruppo del Pci a Cerignola, ho lasciato per sempre la politica, è stata una tragedia. Violante mi ha consolato e l’avvocato di parte civile Ignazio La Russa mi ha rincuorato. Voglio ricordare che sono stato condannato sulla base di dichiarazioni di pentiti che si ricordavano a malapena chi fossi. Ora non ho niente di cui pentirmi. Ho solo svolto con passione il mio lavoro di ginecologo». Oggi Belpiede si tiene stretto il suo posto di primario.
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Re: Primario assassino a Canosa
Belpiede: «Io non ho ucciso Ramelli. E i Giudici che mi hanno condannato si devono vergognare»
22 gennaio 2010, 15:47
In questi giorni il responsabile dell’unità operativa di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale di Canosa, era stato al centro di polemiche per via della condanna a 7 anni subita in passato per l’omicidio del giovane missino Sergio Ramelli, morto dopo una lunga agonia nell’aprile del 1975.
Erano seguiti numerosi interventi da parte di esponenti politici (Sergio Silvestris e Nino Marmo, entrambi del Pdl, su tutti per la veemenza dei loro comunicati) che avevano portato Belpiede a rassegnare le dimissioni dal suo incarico di Primario presso l’Ospedale di Canosa di Puglia.
E’ notizia di poco fa che la Direzione Generale della Asl Bat ha respinto la domanda di dimissioni del dottor Antonio Belpiede, responsabile incaricato dell’unità operativa di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale di Canosa di Puglia.
La Direzione ribadisce che non risultano carichi pendenti riferibili al dottor Belpiede il quale è stato nominato responsabile facente funzioni in seguito alla partecipazione ad un avviso interno e dopo valutazione oggettiva dei titoli da curriculum.
Per l’attribuzione della direzione della stessa unità operativa è già stato bandito il concorso: è stato pubblicato sul Burp e sarà a breve pubblicato sulla Gazzetta ufficiale.
Questa Direzione, quindi, conferma il ruolo di responsabilità conferito al dottor Belpiede: “i risultati registrati fino a questo momento – aggiunge Rocco Canosa, Direttore Generale Asl Bat – sono degni di nota. Il dottor Belpiede è molto apprezzato dalla comunità locale e ha svolto il ruolo di responsabile della struttura operativa con competenza e dedizione. La sua domanda di dimissioni è respinta”.
******************
Ecco la replica del dottor Antonio Belpiede, dirigente medico responsabile della U.O. di Ostetricia e Ginecologia di Canosa di Puglia, all’interrogazione proposta il 22/5 u.s. dal consigliere regionale del Pdl Nino Marmo nei confronti del Governatore della Regione Puglia, Nichi Vendola, e dell’assessore regionale alle politiche della Salute, Tommaso Fiore, avente ad oggetto “l’incarico di Direttore dell’U.O di Ostetricia e Ginecologia dello Ospedale di Barletta al dott. Lorenzo Torciano”, pubblicata da “Andrialive” il 23/05/2009.
Su quella vicenda il dottor Antonio Belpiede si dice “spiacevolmente vittima delle inesatte e tendenziose affermazioni fatte dal consiglierie Marmo in sede di interrogazione, sono mio malgrado costretto a rettificarle. A tal fine, senza entrare nel merito degli aspetti amministrativi, che non mi competono, né degli aspetti giudiziari di tutela dei miei diritti che ho già affidato ai miei legali, preciso quanto segue, chiedendole di pubblicare la presente, anche per estratto, sul quotidiano da Lei diretto“.
• Le dimissioni anticipate del dottor Grippo da Direttore del Reparto Ostetrico-Ginecologico del P.O. di Barletta sono legate al clima interno di quel reparto, fino a qualche tempo fa ingestibile.
• Dal 1° Marzo 2008 e fino al 31/8/2008 ho sostitui to quasi costantemente il dottor Lorenzo Torciano presso la U.O. di Ostetricia e Ginecologia di Canosa di Puglia, per puro spirito di servizio e senza trarne alcun vantaggio economico e/o professionale.
• La scelta del dottor Torciano è caduta su di me per indiscutibili ragioni di espe-rienza e affidabilità professionale, essendo io, tra l’altro, il più anziano dei medici ivi impiegati, dopo il dottor A. Cafagna, ormai in procinto di essere collocato in pensione, come poi è successo dopo qualche mese.
• In ogni caso, dal 1° Aprile 2009, con deliberazion e n. 475 del 25/03/2009, ho ricevuto incarico temporaneo di dirigente medico responsabile della U.O. di Ostetricia e Ginecologia di Canosa di Puglia, ai sensi dell’art. 18 del CCNL 08/06/2000, la qual cosa dimostra che ero obiettivamente in possesso dei titoli per avere quella nomina già in precedenza.
• Dai fatti esposti innanzi e nella medesima interrogazione del consigliere re-gionale, emerge chiaramente e obiettivamente che il mio incarico temporaneo a diri-gente medico responsabile della U.O. di Ostetricia e Ginecologia di Canosa di Puglia, è dipeso da una serie di eventi a me estranei (dimissioni del dottor Grippo e nomina del dottor Torciano), oltre che dalla oggettiva sussistenza dei necessari requisiti.
• E’ pertanto palesemente falso “che tutta questa vicenda altro non sarebbe che un piano, ben ideato e congegnato, per premiare il dottor Belpiede”.
• Fermo quanto innanzi, non posso definirmi “politicamente molto vicino al Governatore Vendola”, né, peraltro, posso vantarmi della sua amicizia.
• Pur essendo vero che sono stato coinvolto in una vicenda politico/giudiziaria legata alla morte di Sergio Ramelli –e “coinvolto” è il termine esatto- è oltremodo falso che sono stato condannato a tredici anni di reclusione, scontandone sette.
• E’ semmai lampante che, per qualche ragione a me neanche troppo oscura, il mio nome e una tragica vicenda di 34 anni fa sono utilizzati per meri interessi di bottega.
Quanto alla mia vicenda politico/giudiziaria, riguardante un periodo in cui non ero ancora laureato, io ho sempre dichiarato la mia innocenza, fin dall’inizio, e sono stato condannato sulla base di incredibili chiamate in correità, dieci anni dopo l’omicidio avvenuto nel 1975, da parte di “pentiti” che ricordavano a malapena chi fossi e su sollecitazioni giudiziarie tipiche della legislazione d’emergenza.
La mia professione di innocenza è stata, è e sarà ferma, pur avendo rispettato tutte le regole giudiziarie e pur essendomi piegato ad una palese INGIUSTIZIA.
In quella drammatica esperienza ho imparato a valutare gli uomini, di destra o di sinistra, e a rispettarli per quel che valgono, non per la loro appartenenza.
Ho apprezzato molto di più il dubbio sulla mia colpevolezza di un professionista serio come Ignazio La Russa, allora avvocato di parte civile, più che la timida difesa di Luciano Violante, incaricato dal PCI nel 1989 di studiarsi gli atti, in un anonimo articolo dell’Unità.
Pur dichiarandomi innocente, ho sempre avuto chiaro che il dolore della madre di Ramelli era più importante di tutto il resto e che io pagavo al posto di tanti altri che, da destra e sinistra, furono protagonisti negli anni ’70 di una stagione di violenza (Sergio Ramelli, Benedetto Petrone, etc…).
Io sono rimasto in carcerazione preventiva a piangere sul mio destino e su Sergio Ramelli che non avevo mai visto, mentre tutti gli altri, compresi gli esecutori materiali del delitto, erano fuori.
Ringrazio, comunque, il consigliere Nino Marmo, perché questa sua infelice iniziativa mi dà motivo di riflettere sulla necessità di rendere pubblica la mia storia, della quale non io, ma i miei giudici, si devono vergognare.
Pensavo di non dover più riprendere in mano gli atti processuali e i ritagli dei giornali dell’epoca, proprio alla mia età in cui ancor meglio capisco che cosa significa perdere un figlio.
Ma evidentemente non bastano trent’anni di lavoro e la considerazione professionale che mi riconoscono in tanti, nei paesi in cui vivo e lavoro, incluse personalità politiche di destra e di sinistra, per vincere e superare i pregiudizi e l’ignoranza di chi parla, accusa e strumentalizza, senza conoscere adeguatamente i fatti e previamente informarsi.
In calce ho riportato pochi documentabili stralci di alcuni giornali dell’epoca che richiamano quanto da me affermato.
Cordiali Saluti e grazie per la cortese disponibilità“.
fonte: tifoandria.forumattivo.comatuttadestra.net
22 gennaio 2010, 15:47
In questi giorni il responsabile dell’unità operativa di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale di Canosa, era stato al centro di polemiche per via della condanna a 7 anni subita in passato per l’omicidio del giovane missino Sergio Ramelli, morto dopo una lunga agonia nell’aprile del 1975.
Erano seguiti numerosi interventi da parte di esponenti politici (Sergio Silvestris e Nino Marmo, entrambi del Pdl, su tutti per la veemenza dei loro comunicati) che avevano portato Belpiede a rassegnare le dimissioni dal suo incarico di Primario presso l’Ospedale di Canosa di Puglia.
E’ notizia di poco fa che la Direzione Generale della Asl Bat ha respinto la domanda di dimissioni del dottor Antonio Belpiede, responsabile incaricato dell’unità operativa di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale di Canosa di Puglia.
La Direzione ribadisce che non risultano carichi pendenti riferibili al dottor Belpiede il quale è stato nominato responsabile facente funzioni in seguito alla partecipazione ad un avviso interno e dopo valutazione oggettiva dei titoli da curriculum.
Per l’attribuzione della direzione della stessa unità operativa è già stato bandito il concorso: è stato pubblicato sul Burp e sarà a breve pubblicato sulla Gazzetta ufficiale.
Questa Direzione, quindi, conferma il ruolo di responsabilità conferito al dottor Belpiede: “i risultati registrati fino a questo momento – aggiunge Rocco Canosa, Direttore Generale Asl Bat – sono degni di nota. Il dottor Belpiede è molto apprezzato dalla comunità locale e ha svolto il ruolo di responsabile della struttura operativa con competenza e dedizione. La sua domanda di dimissioni è respinta”.
******************
Ecco la replica del dottor Antonio Belpiede, dirigente medico responsabile della U.O. di Ostetricia e Ginecologia di Canosa di Puglia, all’interrogazione proposta il 22/5 u.s. dal consigliere regionale del Pdl Nino Marmo nei confronti del Governatore della Regione Puglia, Nichi Vendola, e dell’assessore regionale alle politiche della Salute, Tommaso Fiore, avente ad oggetto “l’incarico di Direttore dell’U.O di Ostetricia e Ginecologia dello Ospedale di Barletta al dott. Lorenzo Torciano”, pubblicata da “Andrialive” il 23/05/2009.
Su quella vicenda il dottor Antonio Belpiede si dice “spiacevolmente vittima delle inesatte e tendenziose affermazioni fatte dal consiglierie Marmo in sede di interrogazione, sono mio malgrado costretto a rettificarle. A tal fine, senza entrare nel merito degli aspetti amministrativi, che non mi competono, né degli aspetti giudiziari di tutela dei miei diritti che ho già affidato ai miei legali, preciso quanto segue, chiedendole di pubblicare la presente, anche per estratto, sul quotidiano da Lei diretto“.
• Le dimissioni anticipate del dottor Grippo da Direttore del Reparto Ostetrico-Ginecologico del P.O. di Barletta sono legate al clima interno di quel reparto, fino a qualche tempo fa ingestibile.
• Dal 1° Marzo 2008 e fino al 31/8/2008 ho sostitui to quasi costantemente il dottor Lorenzo Torciano presso la U.O. di Ostetricia e Ginecologia di Canosa di Puglia, per puro spirito di servizio e senza trarne alcun vantaggio economico e/o professionale.
• La scelta del dottor Torciano è caduta su di me per indiscutibili ragioni di espe-rienza e affidabilità professionale, essendo io, tra l’altro, il più anziano dei medici ivi impiegati, dopo il dottor A. Cafagna, ormai in procinto di essere collocato in pensione, come poi è successo dopo qualche mese.
• In ogni caso, dal 1° Aprile 2009, con deliberazion e n. 475 del 25/03/2009, ho ricevuto incarico temporaneo di dirigente medico responsabile della U.O. di Ostetricia e Ginecologia di Canosa di Puglia, ai sensi dell’art. 18 del CCNL 08/06/2000, la qual cosa dimostra che ero obiettivamente in possesso dei titoli per avere quella nomina già in precedenza.
• Dai fatti esposti innanzi e nella medesima interrogazione del consigliere re-gionale, emerge chiaramente e obiettivamente che il mio incarico temporaneo a diri-gente medico responsabile della U.O. di Ostetricia e Ginecologia di Canosa di Puglia, è dipeso da una serie di eventi a me estranei (dimissioni del dottor Grippo e nomina del dottor Torciano), oltre che dalla oggettiva sussistenza dei necessari requisiti.
• E’ pertanto palesemente falso “che tutta questa vicenda altro non sarebbe che un piano, ben ideato e congegnato, per premiare il dottor Belpiede”.
• Fermo quanto innanzi, non posso definirmi “politicamente molto vicino al Governatore Vendola”, né, peraltro, posso vantarmi della sua amicizia.
• Pur essendo vero che sono stato coinvolto in una vicenda politico/giudiziaria legata alla morte di Sergio Ramelli –e “coinvolto” è il termine esatto- è oltremodo falso che sono stato condannato a tredici anni di reclusione, scontandone sette.
• E’ semmai lampante che, per qualche ragione a me neanche troppo oscura, il mio nome e una tragica vicenda di 34 anni fa sono utilizzati per meri interessi di bottega.
Quanto alla mia vicenda politico/giudiziaria, riguardante un periodo in cui non ero ancora laureato, io ho sempre dichiarato la mia innocenza, fin dall’inizio, e sono stato condannato sulla base di incredibili chiamate in correità, dieci anni dopo l’omicidio avvenuto nel 1975, da parte di “pentiti” che ricordavano a malapena chi fossi e su sollecitazioni giudiziarie tipiche della legislazione d’emergenza.
La mia professione di innocenza è stata, è e sarà ferma, pur avendo rispettato tutte le regole giudiziarie e pur essendomi piegato ad una palese INGIUSTIZIA.
In quella drammatica esperienza ho imparato a valutare gli uomini, di destra o di sinistra, e a rispettarli per quel che valgono, non per la loro appartenenza.
Ho apprezzato molto di più il dubbio sulla mia colpevolezza di un professionista serio come Ignazio La Russa, allora avvocato di parte civile, più che la timida difesa di Luciano Violante, incaricato dal PCI nel 1989 di studiarsi gli atti, in un anonimo articolo dell’Unità.
Pur dichiarandomi innocente, ho sempre avuto chiaro che il dolore della madre di Ramelli era più importante di tutto il resto e che io pagavo al posto di tanti altri che, da destra e sinistra, furono protagonisti negli anni ’70 di una stagione di violenza (Sergio Ramelli, Benedetto Petrone, etc…).
Io sono rimasto in carcerazione preventiva a piangere sul mio destino e su Sergio Ramelli che non avevo mai visto, mentre tutti gli altri, compresi gli esecutori materiali del delitto, erano fuori.
Ringrazio, comunque, il consigliere Nino Marmo, perché questa sua infelice iniziativa mi dà motivo di riflettere sulla necessità di rendere pubblica la mia storia, della quale non io, ma i miei giudici, si devono vergognare.
Pensavo di non dover più riprendere in mano gli atti processuali e i ritagli dei giornali dell’epoca, proprio alla mia età in cui ancor meglio capisco che cosa significa perdere un figlio.
Ma evidentemente non bastano trent’anni di lavoro e la considerazione professionale che mi riconoscono in tanti, nei paesi in cui vivo e lavoro, incluse personalità politiche di destra e di sinistra, per vincere e superare i pregiudizi e l’ignoranza di chi parla, accusa e strumentalizza, senza conoscere adeguatamente i fatti e previamente informarsi.
In calce ho riportato pochi documentabili stralci di alcuni giornali dell’epoca che richiamano quanto da me affermato.
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bender- Capitano
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Re: Primario assassino a Canosa
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white hair- Navigatore
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Re: Primario assassino a Canosa
Cancellato
Ultima modifica di labellezzasalveràilmondo il Lun Mar 01, 2010 2:06 pm - modificato 1 volta.
labellezzasalveràilmondo- Timoniere
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Località : Andria
Re: Primario assassino a Canosa
E' una vergogna italiana,ne destra ne sinistra, nessuno puo' avere diritto a spezzare una vita umana!!!
KIAVIK- Navigatore
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Re: Primario assassino a Canosa
labellezzasalveràilmondo ha scritto:Si può esprimere solo profondo sdegno per la turpe strumentalizzazione della memoria di una giovane vita brutalmente spezzata
quindi in linea con quanto dici, dovrei essere altrettanto sdegnato da fantomatici ebrei deportati nei campi di concentramento che a distanza di anni sono ben contenti di farsi pagare indegne somme di danaro per raccontare la loro storia in ogni dove!
o forse dovrei essere avvilito dal come in Italia le cose vanno a finire e dalla strumentalizzazione di rossi e neri che negli anni di piombo ha portato ad inutili morti ed assurde sentenze nel nome della strategia della tensione e di mamma USA.
strumentalizzazione è quella alla quale ogni giorno veniamo sottoposti, ma forse è meglio non farci caso, così da vivere più sereni e con meno domande da porsi.
fare luce su alcune questioni e alzare polveroni ben nascosti sotto i tappeti significa far notare ai più quanto marcio ancora ci circonda!
Ultima modifica di white hair il Sab Gen 23, 2010 2:27 pm - modificato 1 volta.
white hair- Navigatore
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Re: Primario assassino a Canosa
Cancellato
Ultima modifica di labellezzasalveràilmondo il Lun Mar 01, 2010 2:05 pm - modificato 1 volta.
labellezzasalveràilmondo- Timoniere
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Re: Primario assassino a Canosa
labellezzasalveràilmondo ha scritto:L'indegna strumentalizzazione è di alcuni "mestieranti" della politica che "sfogliano" le pagine della storia non per stimolare una necessaria riflessione sugli anni di piombo,ma per contestare opportunità e merito di un atto di una pubblica amministrazione
l'ultima volta che ho sentito una riflessione sugli anni di piombo era indirizzata per fare un bel balzo verso la poltrona del consiglio dei ministri.
preferisco leggermi la marea di libri scritta da gente senza "troppi" interessi secondari!
white hair- Navigatore
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Re: Primario assassino a Canosa
labellezzasalveràilmondo ha scritto:Si può esprimere solo profondo sdegno per la turpe strumentalizzazione della memoria di una giovane vita brutalmente spezzata
va bene essere pagato dalla società,
va bene essere pagato dal pd,
ma difendere un assassino "a gratis" mi sembra davvero troppo anche per lei....
bender- Capitano
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Re: Primario assassino a Canosa
Comunque, Rocco Canosa è una ciofega di direttore generale, troppo schierato sulla litoranea di Levante......
tribuna laterale- Timoniere
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Località : andria
Re: Primario assassino a Canosa
Bender sono innamorato di te.
barlettanera- Timoniere
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Re: Primario assassino a Canosa
cazzo qui scatta la love story
attento barlettanera ci sono già altre pretendenti al trono con "elevati poteri decisionali"
attento barlettanera ci sono già altre pretendenti al trono con "elevati poteri decisionali"
white hair- Navigatore
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Re: Primario assassino a Canosa
barlettanera ha scritto:Bender sono innamorato di te.
Guarda, penso che già che ci conosciamo!
Ti mando un mp!
p.s.: perchè qualcuno ha tolto le immagini che avevo postato?
bender- Capitano
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Re: Primario assassino a Canosa
bender ha scritto:barlettanera ha scritto:Bender sono innamorato di te.
Guarda, penso che già che ci conosciamo!
Ti mando un mp!
p.s.: perchè qualcuno ha tolto le immagini che avevo postato?
quel qualcuno sono io!!!!
maryan85- Admin
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Re: Primario assassino a Canosa
bender ha scritto:p.s.: perchè qualcuno ha tolto le immagini che avevo postato?
bender- Capitano
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Re: Primario assassino a Canosa
bender ha scritto:bender ha scritto:p.s.: perchè qualcuno ha tolto le immagini che avevo postato?
perchè nn aggiungevano nulla a quanto già detto! Aggiungevano solo simboli politici che in questo caso risultano totalmente inutili!
maryan85- Admin
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Re: Primario assassino a Canosa
non tutte.... almeno la targa distrutta poteva restare!
bender- Capitano
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Re: Primario assassino a Canosa
se vuoi rimettila.. io nn saprei come fare! ma solo la targa!
maryan85- Admin
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bender- Capitano
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