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intervista ai MITICI FEDAYN NAPOLI

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Messaggio  u iandr Gio Lug 28, 2011 11:02 am

per rinfrescare la mente a chi si crede Ultras, in realtà è un semplice tifoso(mi ci metto io...eheheh)
un gruppo che tra i primi non è MAI STATO UN CLUB......nonostante la rivalità...... IMMENSA AMMIRAZIONE E STIMA PER LORO......
buona lettura!!!

FEDAYN NAPOLI : INTERVISTA
Per chi non l'avesse gia letta ecco l'intervista della vecchia guardia in occasione del ventennale ( del 1999 ):
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I Fedayn Napoli arrivano a 20 anni. Il ventennale è un traguardo importante per uno tra i gruppi più rispettati del panorama ultras. La loro visione è semplice, essere ultras sempre e comunque. Un gruppo di "duri e puri", che predilige e si eccita allo scontro tra gruppi, ma secondo quelle regole di lealtà che dagli anni Ottanta si sono andate perdute. I Fedayn o si amano o si odiano. Chi li rispetta troverà rispetto. Un po' schivi, fedeli ai loro capisaldi che dal '79 non sono cambiati, allergici a tutto ciò che è "omologazione" e alle mode del tifo passeggere. Una filosofia che esprimono nel concetto "estranei alla massa (EAM)". Parliamo dei loro venti anni con Massimo Bandito, uno degli ultrà napoletani di più vecchia militanza della curva B e Alex Co.
Allora, parliamo di questo anniversario, i 20 anni dei Fedayn Napoli...
"Vogliamo dire che in questi venti anni siamo rimasti sempre gli stessi, non sialo un gruppo alla moda, abbiamo un nostro modo di essere, diciamo così alla "vecchia maniera", che non abbiamo mai tradito e non tradiremo mai. Uno spirito di coerenza che poggia ancora sui principi che dal 16 settembre del 1979 caratterizzano il gruppo".
Cosa significa appartenere ai Fedayn Napoli?
"La coerenza, la caparbietà, l'audacia, l'orgoglio di appartenere ai Fedayn. Ma sopratutto facciamo tutto senza mai avere dei tornaconti, pagando sempre il biglietto e senza mai essere sovvenzionati per fare degli esempi. Per noi vengono prima i colori e il gruppo. Essere ultras è una fede, non un lavoro. Essere ultras secondo questi valori ci permette di non avere dei vincoli, né con i giocatori né con con la società".
Come festeggerete il ventennale?
"Abbiamo intenzione di fare una grande festa che coinvolga tutti i ragazzi del gruppo e quelli che ci sono stati vicini. Sarà una festa per noi e per chi purtroppo non è più con noi. Sarà anche stampato del materiale celebrativo per il gruppo, in tiratura limitata, perché quando lo facciamo non c'è mai scopo lucrativo. Abbiamo anche fatto del materiale provocatorio contro Ferlaino che abbiamo già messo in vendita. Anche in questo caso non lo facciamo per soldi, ma per una "campagna" che ha lo scopo di cacciare Ferlaino dal Napoli".
I Fedayn sono un gruppo piuttosto "stagionato"?
"Sì è vero, siamo un gruppo da "vecchia guardia". L'età è molto alta, dai 27 ai 36 anni. Questo perché dal punto di vista del ricambio generazionale vogliamo che prima si faccia un bel po' di gavetta".
Fedayn, gruppo di culto nel mondo del tifo. Vi ritrovate in questa definizione?
"Se lo siamo, forse è dovuto al fatto che non siamo mai cambiati, non siamo mai stati un gruppo di massa, non abbiamo mai seguito un filone. E questo spesso è un elemento che attira e suscita ammirazione".
Un gruppo anche di "duri", intransigente, spavaldo, che non si tira indietro. Anzi...
""Diciamo che siamo ultras fino in fondo ed è normale cercare lo scontro. L'importante è che sia fatto sempre con chi è ultras come noi, con lealtà e rispetto. Detestiamo la violenza gratuita".
La tifoseria napoletana è accusata di vandalismo e violenza gratuita? Come vi ponete?
"Censuriamo tutto quello che è violenza gratuita e vandalismo? Napoli però è una piazza con un elevato numero di tifosi, dove c'è tanta devianza giovanile e possono anche accadere episodi di teppismo. Il nostro compito è quello di rieducarli, far valere i principi veraci dell'essere ultras. Anche il lancio di razzi sui tifosi ospiti non è una bella cosa, ma purtroppo può accadere".
Si parla di un dualismo tra curva B e curva A. Ma quali sono le differenze di vedute?
"La curva A ha un grande rispetto per noi che siamo stati i veri portatori del fenomeno ultras a Napoli. In trasferta siamo sempre con i gruppi della A, dalla Masseria ai Mastiffs, con i quali ci sono delle affinità reciproche. Ultimamente però tra i gruppi della A sono venute a galla delle incomprensioni e hanno voluto "chiarirsi" in trasferta e questo non ci è andato giù. I panni sporchi se li devono lavare nella loro curva. Quando il Napoli gioca fuori casa i "padroni" siamo noi. La tifoseria napoletana deve essere compatta e queste divisioni sono intollerabili".
La Curva A vi ha dedicato uno striscione e qualcuno reclama a gran voce il vostro trasferimento...
"Se fossimo sicuri che quella curva fosse unita, si potrebbe fare anche il pensiero ad un eventuale trasferimento nella curva A, ma fino a quando ci saranno questi screzi non ci sembra opportuno. Stiamo bene in curva B, dove siamo nati, abbiamo la nostra metà di curva e nessuno ci pesta i pìedi".
Con il CUCB di Palummella ci sono stati dei dissapori in passato, anche forti. Si racconta anche di cori "chi non salta è Palummella" e di scontri in curva B...
"La nostra mentalità è distante anni luce da quello del CUCB di Montuori, ma i rapporti sono finalizzati ad una convivenza e Gennaro (Montuori ndr) si è sempre presentato con le buone maniere nei nostri confronti. I rapporti sono stati anche tesi, ma a nessuno conviene farsi la guerra in curva. Che cosa ci divide? Noi siamo un gruppo ultras, il Cucb è un club a tutti gli effetti, noi abbiamo anche un'indole contestaria, mentre il Cucb è filosocietario di principio. Noi siamo ultras, andiamo oltre, il Cucb ha una visione più folkloristica del tifo, presentando una Napoli da cartolina. Noi siamo moderni, Napoli capitale del Mezzogiorno. Sono due visioni distanti di essere ultras".
Quella dell'anno scorso è stata un'annata turbolenta. La retrocessione in B è stata accolta con malumore e la presidenza Ferlaino è stata bersaglio di una protesta ad oltranza che è culminata in striscioni velenosi e con le disertazione delle trasferte. Il Napoli ha finito il campionato con un piazzamento anonimo. Quest'anno le cose sembrano andare in un altro modo e il Napoli di Novellino dovrebbe essere tra i protagonisti, lottando per il ritorno in A.
"I Fedayn sono l'opposizione a Ferlaino, siamo stati i promotori della contestazione, appoggiati da tutti i gruppi della A. Striscioni anche pesanti, ma che andavano fatti perché il Napoli stava andando allo sbando e i tifosi napoletani meritano la serie A. Ancora oggi siamo contrari alla presidenza, siamo una spina nel fianco, anche se il Napoli va meglio. Anche Il Cubc non è contento della presidenza Ferlaino, ma non lo manifesta in modo provocatorio come noi".
Non fate una campagna tesseramenti, ma nonostante questo si può fare una stima della base del gruppo?
"Il nostro gruppo nonostante abbia venti anni è ancora tonico e attivo. In trasferta siamo sempre in buon numero e andiamo per conto nostro, in pullman o con i treni ordinari. A livello di gruppo i più attivi sono circa cinquanta, mentre se consideriamo tutti quelli che gravitano nei Fedayn siamo dai 300 ai 400 tifosi".
Che cosa pensate del ritorno della politicizzazione delle curve?
"I nostri colori sono quelli del Napoli, dei Fedayn. Odiamo tutto quello che è un colore politico. Siamo preoccupati dall'intreccio tra tifo e politica. Una volta poteva avere più senso, specie per tifoserie come veronesi o atalantini che avevano e hanno veramente un'ideologia politica.
Nel periodo degli skins la politica era una moda".
La frase "Siamo in piedi in un mondo di rovine" con la quale chiudeste la prima intervista rilasciata a Supertifo è stata ripresa da altri gruppi.
"Noi siamo ancora in piedi, anche se il mondo ultras va in decadenza: coreografie sponsorizzate dai presidenti oppure trasferte in aereo interamente pagate, come per i laziali che altrimenti non andrebbero in trasferta.
Noi lavoriamo tutta la settimana per la nostra squadra del cuore e non vogliamo aiuti da nessuno".
Ci sono dei gruppi che rispettate al di là della rivalità?
"Intanto sentiamo un grande affetto per i genoani, con i quali siamo legati da una bella amicizia. Per il resto valutiamo sempre i comportamenti.
Abbiamo una stima per atalantini e bresciani, per il loro modo leale e autentico di confrontarsi. Inoltre sono tra le poche tifoserie ad essere sempre venute a "cercarci" quando noi eravamo in trasferta. Una scazzottata leale è spettacolo, è una cosa stupenda, fa parte della natura ultras".
Di Napoli-Verona si possono svelare delle indiscrezioni?
"A causa del lungo periodo di protesta non siamo andati in trasferta da inizio dicembre fino alla fine del campionato, lasciando spazi vuoti nei nostri settori. Per questa ragione a Verona non siamo andati. Una scelta difficile, ma necessaria per far sentire la nostra voce di protesta. Non ci interessa se qualcuno non ha capito la nostra decisione. Chi è ultras secondo noi ci ha capito".
Salernitana-Napoli è stato un derby scintillante. Che rapporti avete con i salernitani, altra bella tifoseria della campania?
"Non diamo molto conto ai salernitani. Abbiamo ricordato la morte dei quattro tifosi salernitani, ma solo per solidarietà ultras. Gli episodi di violenza o le scritte anti-salernitani sono il frutto di idiozie di cani
sciolti. Pensiamo che Napoli sia stato un modello anche per i salernitani". Che giudizio avete dei raduni ultras al quale avete anche partecipato?
"Siamo stati a Genova, a Cosenza e Bologna, mentre abbiamo dovuto dare forfait per Mantova. Appoggiamo le idee dell'Archivio del Tifo. Il problema centrale è quelle delle regole ultras. Una volta gli ultras le avevamo, oggi non le hanno quasi più. E questo è uno dei mali del mondo ultras e la causa della degenerazione della violenza. Un altro fatto che infastidisce e che secondo noi è la causa di molti problemi di molte curve attuali è la situazione in cui dei "pischelli" senza la mimina esperienza ultras pretendono di avere voce in capitolo o addirrittuera prendere il comando.
A chi dedicate i venti anni?
"Li dedichiamo a noi, ai nostri compagni che non ci sono più come l'Indiano, purtroppo scomparso e a chi invece questo momento si trova in difficoltà per alcune vicissitudini come "Piccola Peste". Mentre non ricordiamo quelli che ci hanno mollato per la strada, chi non aveva amore per il proprio gruppo. f*****o a chi ci ha mollato per la via. In questi venti anni abbiamo imparato che di veri ultras rispetto a prima ce ne sono rimasti pochi e tra i sopravvissuti ci siamo noi. Il resto è solo un mondo dove i gruppi stanno in piedi per uno scopo di lucro. Essere Fedayn significa questo, essere ultras per amore".
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