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Cesare Battisti libero

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Messaggio  In The Main Gio Giu 09, 2011 2:48 pm

BATTISTI LIBERO, IRA VITTIME.
L'ITALIA RICORRERÀ A L'AJA


RIO DE JANEIRO - Cesare Battisti è libero. L'ex terrorista rosso ha lasciato il carcere di Papuda, nella periferia di Brasilia, poco dopo la mezzanotte ora locale (le 5:00 in Italia). All'uscita non ha rilasciato dichiarazioni, ma si è limitato ad un saluto con la mano prima di salire in macchina. Era vestito con pantaloni e camicia chiara e, secondo alcune fonti, trascorrerà la notte in un'abitazione di un quartiere residenziale di Brasilia.«Mi ha detto che ha scelto di vivere in Brasile, probabilmente per lavorare come scrittore, qui ha molti amici», ha detto uno dei suoi avvocati, Luis Roberto Barroso, che ha incontrato Battisti pochi minuti prima della liberazione.

SCHIAFFO ALL'ITALIA Una partita che non finisce qui perchè è uno schiaffo all'intero mondo democratico e che avrà presto un seguito con un ricorso alla Corte di Giustizia dell'Aja. L'Italia, scioccata, non molla la presa sull'ex terrorista rosso Cesare Battisti, scarcerato la notte scorsa dopo la decisione della Corte suprema brasiliana di non estradarlo e anzi di liberarlo subito, e passa immediatamente al contrattacco. Le prese di posizione sono immediate, bipartisan, e le istituzioni compatte sulla dura condanna della decisione di Brasilia e sulla strategia da adottare immediatamente, non solo per una questione di sentimento nazionale, ma sulla base di argomentazioni giuridiche difficilmente contestabili.

A partire dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che è netto: «la decisione lede accordi e amicizia», afferma il capo dello Stato che appoggerà «pienamente ogni passo che l'Italia vorrà compiere avvalendosi di tutte le istanze giurisdizionali cui compete assicurare il pieno rispetto delle convenzioni internazionali». Il «rammarico» del premier Silvio Berlusconi, si esprime attraverso una nota di Palazzo Chigi e si traduce nella decisione che l'Italia continuerà la sua azione e attiverà le opportune istanze giurisdizionali per assicurare il rispetto degli accordi internazionali. E spetta al ministro degli Esteri Franco Frattini, raggiunto dalla notizia mentre si trova ad Abi Dhabi per la riunione del Gruppo di Contatto sulla Libia, dettare immediatamente la linea operativa. «La partita non finisce qui», afferma perentorio il titolare della Farnesina, che denuncia la scarcerazione come uno «schiaffo all'intero mondo democratico» e annuncia l'attivazione degli «strumenti di tutela internazionale, a partire dalla Corte di Giustizia dell'Aja», anche perchè - è il ragionamento del capo della diplomazia italiana - «questa decisione ha fatto prevalere la politica sul diritto».

Dall'Aja, intanto, fanno sapere che «se ci sarà una richiesta dell'Italia, sarà valutata», anche se per ora non c'è «nessuna informazione». Le motivazioni che hanno portato alla scarcerazione di Battisti, e cioè i potenziali rischi che l'ex terrorista avrebbe corso se fosse stato estradato in Italia, vengono rovesciate dal ministro della Giustizia Angelino Alfano, secondo il quale la valutazione che ha portato alla liberazione di Battisti «prefigura un vero e proprio attacco al principio di sovranità dello Stato italiano, poichè mette in dubbio la tenuta delle sue alte istituzione democratiche». Anche dal ministro della Difesa Ignazio La Russa, che già nella notte si è consultato con Berlusconi, arriva l'assicurazione che «nulla resterà intentato per riportare Battisti in Italia». Lo «sconcerto e amarezza» del presidente della Camera Gianfranco Fini si affianca alla «delusione e tristezza» del presidente del Senato Renato Schifani.

Contro il verdetto brasiliano si schiera anche l'opposizione. Dal leader dell'Idv Antonio di Pietro che giudica «doppiamente scorretta» la decisione perchè «viola gli accordi di cooperazione giudiziaria con l'Italia ed emette un provvedimento che Š oggettivamente in favore del terrorismo», al Pd, che non manca però di lanciare un affondo al governo. E Vannino Chiti, vice presidente del Senato si chiede «se la delegittimazione continua della magistratura nel nostro Paese non abbia potuto contribuire alla decisione negativa e inaccettabile delle autorit… brasiliane». I familiari delle vittime di Battisti, sono «senza parole» e parlano di «schiaffo», e il dolore - mai sopito - si riacutizza di fronte alla notizia che rimbalza dal carcere di Papuda. Di fatto un'istantanea che smbra negarela richiesta di giustizia: Battisti che esce di prigione nella notte brasiliana e saluta con un cenno della mano prima di infilarsi in una macchina nera assieme al suo legale.

FIGLIO SANTORO: SENZA PAROLE «Sono senza parole». È il primo commento pronunciato a caldo, dopo la scarcerazione di Cesare Battisti, di Alessandro Santoro, figlio di Antonio, il direttore delle carceri di Udine assassinato il 6 giugno 1978 dall'ex terrorista rosso. «Sono senza parole - spiega Santoro all'ANSA - non solo perchè tocca la storia mia, dei miei familiari e di tutti i parenti delle vittime; mi turba anche per l'impunità che concede a Battisti. È questo, per me, il tema centrale della decisione, presa a maggioranza e senza fondamento giuridico». Secondo Santoro «è un atto di forza e di potere di un Paese crescente, che rende legittimo un atto di forza e di violenza di quegli anni '70. Credo che in questo momento si dovrebbe anche stare in silenzio. La decisione aggiunge a una ferita mai chiusa un'ombra di irrazionalità, lo spettro dell'impunità che indebolisce la fiducia nelle relazioni democratiche internazionali». Santoro, che ha seguito in diretta durante la notte la sintesi della decisione fornita dal presidente della Corte suprema, ha sperato fino all'ultimo nella possibilità di una composizione di questa difficile situazione. Ora, però, non spera più nella possibilità di vedere Battisti scontare la sua pena nelle carceri italiane, neanche dopo l'annuncio della Farnesina di rivolgersi alla Corte internazionale di Giustizia dell'Aja. «Ormai per l'estradizione di Battisti senz'altro non si può fare nulla, perchè il tribunale dell'Aja può solo dichiarare una versione autentica di interpretazione di un trattato bilaterale tra i due Paesi, forse poteva creare una soluzione politica prima della discussione del caso. Non so perchè non ci sia stato prima un incontro tra Italia e Brasile». Ma Alessandro Santoro prende le distanze da chi già invoca il boicottaggio del Brasile. «Il Brasile è un grande Paese che io stimo - conclude - questa non è una partita di calcio, come pure è stata talvolta presentata, è una cosa molto più preoccupante».

FIGLIO SABBADIN: ENNESIMO SCHIAFFO «Per me, per noi, è uno schiaffo; è l'ennesimo schiaffo»: sono cariche di amarezza le parole di Adriano Sabbadin, figlio di Lino, il macellaio di santa Maria di Sala (Venezia), ucciso da un commando dei Pac il 16 febbraio 1979, di fronte alla decisione dei giudici brasiliani che hanno detto no all'istanza di estradizione di Cesare Battisti. Sabbadin si dice convinto che l'Italia ha fatto tutto il possibile per ottenere il rimpatrio di Battisti, condannato all'ergastolo per quattro omicidi, e lancia un invito a partecipare alla cerimonia che domenica prossima vedrà l'intitolazione di una piazza di Caltana di Santa Maria di Sala alle vittime del terrorismo. «Sarà un modo - ha detto l'ANSA - per ribadire il nostro sdegno davanti alla decisione dei giudici brasiliani».

TORREGIANI: NON MI SORPRENDE La decisione di liberare Cesare Battisti »non mi ha più di tanto sorpreso, me l'aspettavo«. Lo dice intervenendo ai microfoni di Start-Rai Radio 1, Alberto Torregiani, figlio del gioielliere ucciso nel 1979 a Milano e che si trova in sedia a rotelle perchè ferito in quello stesso agguato per il quale Battisti è stato condannato come uno degli organizzatori. Per Torregiani »stavolta la sentenza è quasi assoluta. Sembra quasi che i giudici si siano riuniti solo per scarcerarlo: c'è stata troppa fretta. Una fretta che colpisce. È una cosa ignobile e assurda in ogni civiltà«. Ora, osserva, »è libero e può girare come gli pare e piace e siccome è un delinquente si nasconderà«. Il figlio del gioielliere ucciso ha commentato favorevolmente la scelta italiana di ricorrere alla Corte dell'Aja: »Ci siamo sentiti con Frattini - ha rilevato - e mi sembra un buon primo passo«. Ha quindi auspicato altre manifestazioni come quella che si è svolta mesi fa sotto l'ambasciata del Brasile a Roma: »Anche senza che sia io a organizzarle - ha proseguito - credo che qualunque cittadino italiano voglia esporre il proprio sdegno sulla questione: bisogna dare un grosso segnale al Brasile e al mondo intero, perchè la giustizia non può essere calpestata da giudici amici dell'amico. Noi non ci fermiamo qua«.

SEI VOTI CONTRO TRE Si è conclusa dunque l'annosa e sofferta vicenda del'ex terrorista, che la Corte Suprema brasiliana ha deciso di scarcerare con 6 voti contro 3 al termine di una seduta fiume a Brasilia, ricca di colpi di scena e di lunghi soliloqui. Alla fine la maggioranza dei giudici ha approvato incondizionatamente la decisione proferita dall'ex presidente Luiz Inacio Lula da Silva di non concedere l'estradizione in Italia dell'ex terrorista rosso, con una scelta fatta il 31 dicembre, ultimo giorno del suo mandato.

La sessione plenaria del Supremo Tribunale Federale (Stf) si è trasformata in una maratona durata quasi sette ore. Grande sorpresa all'inizio ha destato la proposta del giudice Marco Aurelio Mello, suffragata dal nuovo giudice Luis Fux, per una mozione avulsa che proponeva la ricusa della richiesta fatta dall'Italia di concedere l'estradizione, dal momento che il presidente Lula non aveva rispettato il trattato di collaborazione giuridica firmato a Roma dal Brasile. Hanno votato per il rifiuto dell'istanza italiana, offensiva nelle parole di molti della sovranità brasiliana, sei giudici contro tre, quelli stessi che hanno votato alla fine per la scarcerazione di Battisti. A questo punto i nove giudici si sono divisi in due fazioni: quelli che davano per già conclusa la seduta plenaria, dal momento che era stata annullata la ragione stessa della riunione del Stf, e quelli che volevano continuarla fino a che si decidesse col voto sulla questione dell' estradizione e della liberazione di Battisti.

Il giudice relatore Gilmar Mendes ha prolungato per quasi due ore la sua dichiarazione di voto favorevole a che l'ex membro dei Pac (Proletari Armati per il Comunismo) venisse consegnato alle autorità italiane. Ma a nulla è valso il suo tentativo di convincere in extremis i giudici ancora titubanti della gravità delle accuse rivolte a Battisti in Italia, che gli hanno fruttato la condanna all'ergastolo per quattro omicidi compiuti negli anni 70. Guidati dal giudice Mello, la maggior parte dei giudici si è espressa per l'immediata scarcerazione di Battisti, da oltre quattro anni detenuto nel penitenziario della Papuda a Brasilia.

Il presidente del Stf, Cezar Peluso, nonostante avesse votato contro la scarcerazione assieme a Mendes e alla giudice Ellen Gracie, ha a questo punto proclamato la liberazione di Battisti che dovrà avvenire nelle prossime ore. Il legale brasiliano Nabor Bulhoes, inoltre, conta di fare ricorso contro la decisione del Stf presso il Tribunale Internazionle dell'Aja.

ERGASTOLO PER 4 OMICIDI Cesare Battisti è stato condannato con sentenza definitiva all'ergastolo per quattro omicidi. La prima vittima è Antonio Santoro, maresciallo della polizia penitenziaria (allora agenti di custodia), ucciso il 6 giugno 1978 a Udine. Il delitto viene rivendicato il giorno dopo dai Proletari armati per il comunismo (Pac). Per la sentenza, Battisti fu uno dei due killer, entrambi militanti dei Pac. Altri due omicidi lo stesso giorno, il 16 febbraio 1979: alle 15 circa a Milano il gioielliere Pierluigi Torregiani (il 22 gennaio precedente aveva ucciso un rapinatore durante una tentata rapina), alle 18 a Santa Maria di Sala (Venezia) Lino Sabbadin (si era opposto con le armi ad un tentativo di rapina), macellaio di Mestre. Per il primo delitto (nella sparatoria rimase anche ferito Alberto, il figlio 15enne, da allora costretto su una sedia a rotelle) Battisti è stato condannato come co-organizzatore, per il secondo - secondo i giudici - ha fornito 'copertura armatà all'esecutore materiale. Infine, l'ultimo omicidio il 19 aprile 1979: a morire è Andrea Campagna, agente della Digos. Le accuse indicano l'ex Pac tra i killer.

UNA VITA TRA CARCERE E FUGHE Da terrorista di estrema sinistra ad autore di noir di successo. Cesare Battisti, una vita da fuggiasco in mezzo mondo dopo attentati, condanne, carcere e fughe, è nato nel 1954 a Sermoneta, non lontano da Latina. Nel 1968 si iscrive al Liceo classico, ma già nel 1971 abbandona la scuola e viene arrestato per la prima volta nel 1972, per una rapina compiuta a Frascati. Tra il 1974 e il 1976 viene arrestato ripetutamente per furto e sequestro di persona, subendo anche qualche condanna. Nel 1976 si trasferisce al nord e partecipa alla fondazione dei Pac, Proletari armati per il comunismo, formazione nata nell'area dell'autonomia del quartiere Barona, alla periferia di Milano.

Nel 1977 viene arrestato di nuovo, sempre per rapina, e rinchiuso nel carcere di Udine dove conosce Arrigo Cavallina, ideologo dei Pac. In questi anni partecipa alle azioni del gruppo eversivo, viene arrestato a Milano il 26 giugno 1979 e condannato a 13 anni e 5 mesi per l'omicidio del gioielliere Pierluigi Torreggiani, ucciso nel febbraio 1979. Nel 1981 riesce ad evadere dal carcere di Frosinone, dove stava scontando la pena, grazie a un assalto di terroristi. Nel 1985 è condannato all'ergastolo nel processo contro i Pac, sentenza confermata dalla Cassazione nel 1991. La condanna è per vari reati, tra i quali quattro omicidi: oltre a quello di Torreggiani e del macellaio Lino Sabbadin (militante del Msi), avvenuti entrambi il 16 febbraio 1979, a Milano e Mestre, del maresciallo degli agenti di custodia Antonio Santoro, ucciso a Udine il 6 giugno 1978, e dell'agente della Digos Andrea Campagna, assassinato a Milano il 19 aprile 1978. Ma nel frattempo Battisti non c'è più. Prima a Parigi, poi in Messico, a Puerto Escondido, con la compagna Laurence, dalla quale si è poi separato, e che che gli ha dato due figlie.

In Messico fonda il giornale «Via Libre», che 'trasferirà' a Parigi nel 1990. Appena giunto Oltralpe Battisti viene arrestato ma, cinque mesi dopo, la Francia nega l' estradizione e lui torna in libertà. Nel 1997 - affermato autore di noir per Gallimard - è uno degli »esuli« dei movimenti politici dell'estrema sinistra italiana rifugiati in Francia, riuniti nell'associazione 'XXI secolò, che chiedono all'allora presidente Oscar Luigi Scalfaro una soluzione politica »di indulto o di amnistia« dei reati loro addebitati. Battisti fugge in Brasile nel 2004, poco prima del pronunciamento definitivo del Consiglio di Stato francese che l'avrebbe estradato in Italia da Parigi. Il 18 marzo 2007 Battisti, che afferma di essere innocente, viene arrestato a Rio de Janeiro. Viene subito portato in carcere e la sua vicenda giudiziaria passa alle mani del Brasile, in particolare del Supremo Tribunal Federal che oggi ha messo la parola fine alla vicenda decretando l'immediata scarcerazione dell'ex terrorista passato dalla pistola alla penna.

TUTTE LE TAPPE DELLA VICENDA Ecco i passaggi chiave della vicenda di Cesare Battisti in Brasile, dove l'ex terrorista rosso arrivò nel 2004 e dove venne arrestato, a Rio de Janeiro, il 18 marzo del 2007, fino alla decisione di oggi della Corte suprema.
*2008:
* 3 APRILE - Via libera della procura generale all'estradizione richiesta dall'Italia, a condizione che Roma commuti l'ergastolo in una pena di 30 anni.
* 28 NOVEMBRE - L'estradizione sembra a portata di mano: il Comitato per i rifugiati (Conare), organo del ministero della Giustizia, respinge la richiesta di Battisti di essere considerato rifugiato politico. I legali dell'ex terrorista presentano ricorso al ministro della Giustizia, Tarso Genro.
* 2009:
* 13 GENNAIO - Contrariamente al parere del Conare, Genro concede l'asilo politico. L'ultima parola passa all'Stf.
* 14 GENNAIO - Il ministro degli esteri Franco Frattini chiede al presidente Lula che Brasilia riesamini la decisione. Scende in campo anche Giorgio Napolitano, che scrive a Lula esprimendo «stupore e rammarico» per la decisione di Genro.
* 27 GENNAIO - L'Italia richiama per consultazioni l'ambasciatore in Brasile, Michele Valensise, che rientrerà nel paese qualche giorno dopo.
* 14 FEBBRAIO - Genro manifesta «timori sul fatto che Battisti subisca una persecuzione» se estradato in Italia.
* 19 FEBBRAIO - In una lettera dal carcere Battisti precisa: «Non ho mai ucciso, nè voluto uccidere, nessuno».
* 9 MAGGIO - Napolitano fa presente a Lula «trattamenti incomprensibilmente indulgenti riservati a terroristi condannati per fatti di sangue».
* 9 SETTEMBRE - Udienza dell'Stf, che si conclude con un rinvio. Dopo undici ore di dibattimento, la Corte non riesce a pronunciarsi sulla richiesta d'estradizione.
* 12 NOVEMBRE - L'Stf si pronuncia per un nuovo rinvio, con la corte spaccata in due: quattro giudici a favore dell'estradizione, quattro contro.
* 18 NOVEMBRE - È il giorno chiave. L'Stf approva, 5 voti a 4, l'estradizione. Poco dopo, in un secondo dibattimento, gli stessi giudici stabiliscono, anche questa volta per 5 a 4, che sia Lula ad avere l'ultima parola sulla decisione finale.
* 2010:
* 5 MARZO - Un tribunale di Rio condanna Battisti a due anni di carcere per uso di documenti falsi.
* 16 APRILE - L'Stf pubblica il testo della sentenza con la quale aveva dato via libera all'estradizione. La decisione finale rimane quindi nelle mani di Lula.
* 31 DICEMBRE - Nell'ultimo giorno della sua presidenza, Lula annuncia di non concedere l'estradizione, sulla scia di quanto scritto dall' Avvocatura generale dello stato, che si è a sua volta basato sulle «clausole del trattato di estradizione in vigore fra Brasile e Italia». Raffica di critiche da parte dell'Italia. Il premier Silvio Berlusconi manifesta amarezza, sottolineando che comunque «la vicenda non è chiusa».
* 2011:
* 24 GENNAIO - La presidente Dilma Rousseff, subentrata nel frattempo a Lula, ribadisce quanto deciso dal suo predecessore e invia una lettera in risposta ad un messaggio indirizzatole da Napolitano, che nel testo ribadiva la richiesta dell'estradizione. *
3 FEBBRAIO - I legali dell'Italia presentano all'Alta Corte due azioni giuridiche (una impugnazione e un reclamo) contro il 'nò di Lula all'estradizione.
* 12 MAGGIO - La procura generale del Brasile conferma tale posizione, precisando che l'Italia non ha la legittimit… di opporsi al 'nò di Lula, e invia tale parere all'Stf.
* 14 MAGGIO - La difesa di Battisti chiede all'Stf la scarcerazione dell'ex terrorista.
* 9 GIUGNO - La Corte Suprema brasiliana, per 6 voti a 3, vota contro l'estradizione in Italia e dispone la liberazione di Battisti.

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Messaggio  bender Ven Giu 10, 2011 2:20 pm

Il brasile esporta culi e calcio, lasciasse il diritto ad altri paesi più degni......
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