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Un terremoto devasta Haiti

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Messaggio  sensasenzo Gio Gen 14, 2010 4:35 pm

Un terremoto devasta Haiti

MILANO - Il terremoto che ha devastato Haiti potrebbe aver ucciso più di centomila persone. La tragica previsione è del premier Jean Max Bellerive, intervistato dalla Cnn: «È difficile fare una valutazione precisa del numero delle vittime - ha ammesso -, di quanti edifici e quante costruzioni siano crollati con le persone dentro. Credo che siamo al di sopra delle centomila vittime. Spero che non sia vero, spero che la gente abbia avuto il tempo di uscire in strada. Alcuni quartieri sono stati distrutti completamente, non si vede più una persona».


«PAESE DISTRUTTO» - Alle sue parole hanno fatto eco quelle del presidente René Preval, che ha detto: «È una catastrofe, il Paese è distrutto». Preval si è salvato insieme alla sua famiglia perché non si trovava nel palazzo presidenziale. Un senatore haitiano di opposizione, Youri Latortue (nipote dell'ex presidente Gerard Latortue), ha ipotizzato un bilancio ancora più drammatico: parlando con l'Associated Press ha detto che i morti potrebbero essere 500mila, pur ammettendo che al momento è impossibile fornire cifre reali. Lo ha affermato in base alla stima dei danni provocati dal terremoto.

TRE MILIONI COLPITI - Il sisma, di magnitudo 7, ha colpito martedì alle 16.53 (le 22.53 in Italia), con epicentro a una quindicina di chilometri dalla capitale Port-au-Prince. Contemporaneamente è stato diramato un allarme tsunami per tutto il quadrante caraibico, poi rientrato. Non c'è ancora un bilancio delle vittime e degli sfollati, ma secondo l'Onu e la Croce Rossa il sisma ha colpito in vario modo dai 3 ai 3,5 milioni di persone, oltre un terzo della popolazione totale del Paese. Di certo migliaia di persone sono sepolte sotto le macerie e i soccorritori stanno lottando contro il tempo per estrarne vive quante più possibile. Solo un ospedale è rimasto in piedi ma ha già esaurito la capacità di accoglienza; la Croce Rossa internazionale si sta attrezzando per allestire alcuni punti di pronto soccorso da campo. Il sottosegretario Onu agli affari umanitari John Holmes ha spiegato che Port-au-Prince e i suoi dintorni rappresentano l'aerea più colpita del Paese. danneggiata, in misura minore, anche la cittadina di Carrefour, a sud della capitale. «C'è un bisogno disperato di materiale e personale medico - ha spiegato Holmes -, nei prossimi giorni lanceremo un appello alla comunità internazionale ed elencheremo con maggiore precisione i bisogni della popolazione e quali sono le risorse necessarie». «Chiese, scuole, ospedali sono crollati, l'acqua scarseggia, migliaia di persone non hanno più una casa» ha aggiunto il portavoce del Palazzo di Vetro Martin Nesirsky.

LA CAPITALE ISOLATA - La parte bassa di Port-au-Prince è completamente distrutta, come ha riferito il ministro degli Esteri francese Kouchner precisando che il resto della capitale, che sorge in parte sulle colline, «è stata un po' risparmiata». La città è isolata, i telefoni non funzionano, tv e radio non trasmettono più, c'è solo qualche contato di fortuna via internet. L'ambasciatore di Haiti in Italia ha spiegato che si riesce a comunicare solo con Skype: «So che l'Italia sta organizzando piani per l'invio di militari e medici ad Haiti, ma le linee sono ancora interrotte e comunichiamo con Skype. Ho sentito il ministro Frattini ma io e l'ambasciatore presso la Santa Sede riusciremo a fornire maggiori dettagli in una conferenza stampa giovedì» ha detto Benoit Geri. L'aeroporto è operativo ma - spiega John Holmes - «nessuno lo sta controllando». «È come essere nella giungla - ha detto l'alto funzionario dell'Onu - e non è chiaro se i Caschi Blu della nostra missione ad Haiti saranno in grado di prendere, almeno provvisoriamente, il controllo dello scalo» per coordinare gli aiuti umanitari. L'aeroporto, ha aggiunto Holmes, è un tassello fondamentale: «Vogliamo che sia operativo per garantire la distribuzione di cibo e di materiale di prima necessità».

MORTO L'ARCIVESCOVO - Tra le vittime sicure c'è l'arcivescovo di Port-au-Prince, monsignor Serge Miot, mentre non si hanno notizie del vicario generale, monsignor Benoit. Il nunzio apostolico ad Haiti, Bernardito Auza, ha dichiarato all'agenzia Fides che la cattedrale, l'arcivescovado, tutte le grandi chiese e tutti i seminari sono ridotti a macerie; stessa sorte per i ministeri, il palazzo presidenziale, le scuole. «Centinaia di seminaristi e sacerdoti sono rimasti sotto le macerie» ha aggiunto Auza. Tra le vittime c'è anche Zilda Arns, fondatrice della Pastorale dei bambini della Chiesa cattolica brasiliana e missionaria famosa in Italia per aver ricevuto il premio dei diritti umani dell'Onu nel 2002.

CASCHI BLU DELL'ONU - Si contano molte vittime tra i Caschi blu della missione Minustah dell'Onu ad Haiti. Sarebbe morto anche il comandante della missione, il generale tunisino Hedi Annabi, ma l'Onu non ha confermato la notizia. L'edificio di sei piani, sede della missione, si è completamente sbriciolato. Tra i civili dell'Onu ci sono stati almeno 14 morti e 56 feriti: il bilancio, ancora provvisorio (i dispersi potrebbero arrivare a 150), è stato indicato da Alain Leroy e dalla sua vice Susanna Malcorra, responsabili per gli aiuti umanitari. Cristiana Iampieri, un avvocato che lavora nella sede Onu di Haiti, ha riferito che alcuni italiani abitavano in un hotel crollato: «Dicono che il palazzo Onu della Minustah e l'hotel Montana siano crollati. So che all'hotel Montana abitavano degli italiani, ma non so quanti siano e se al momento del terremoto erano in casa. Stiamo cercando di sapere qual è stata la sorte dei dispersi». Poco prima il segretario di Stato francese alla cooperazione, Alain Joyandet, aveva appreso che circa 200 persone sarebbero disperse tra le macerie dell'hotel Montana, dove abitualmente alloggiano gli europei che lavorano ad Haiti. «C'erano 300 persone dentro e solo cento ne sarebbero usciti» ha detto Joyandet. L'albergo si trova sulle colline che circondano la capitale haitiana, non lontano dal quartier generale delle Nazioni Unite ed è considerato tra gli alberghi più lussuosi di Port-au-Prince. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha annunciato che andrà ad Haiti «non appena possibile».

GLI ITALIANI NELL'ISOLA - Settanta dei 190 italiani tra coloro che vivono stabilmente nell'isola e quelli presenti per lavoro o turismo sono in salvo, mentre si cerca di mettersi in contatto con gli altri, dicono alla Farnesina, la cui Unità di crisi sta verificando anche la notizia della morte di un connazionale. «Non è detto che tutti e 190 si trovino fisicamente ad Haiti», ha chiarito il responsabile dell'Unità di crisi, Fabrizio Romano. Dodici tecnici di una ditta romana in un cantiere a nord di Haiti, alcuni religiosi e il console onorario Giovanni de Matteis sono stati contattati e sono incolumi. «Ci sono grosse difficoltà di comunicazione e di raccolta di informazioni», ha fatto sapere Ludovico Camussi, dell'unità di crisi della Farnesina (ASCOLTA l'intervista).

SCIACALLI IN AZIONE - Purtroppo c'è anche chi approfitta del dramma che sta vivendo Haiti: ci sono infatti notizie di assaltati e saccheggi nella capitale. Il sisma ha danneggiato anche gli edifici della polizia e questo rende più difficoltose le operazioni di coordinamento dell'attività di controllo e repressione delle azioni criminali. Inoltre è crollato il carcere più importante del Paese e molti detenuti sono scappati. Le condizioni di indigenza di gran parte della popolazione - Haiti è uno dei Paesi più poveri del mondo, il più povero in assoluto di tutto il continente americano - rischiano di rendere esplosiva la situazione.

AIUTI INTERNAZIONALI E SOLIDARIETÀ - Avvertendo immediatamente la gravità della situazione ad Haiti, subito sono stati attivati aiuti da parte di numerose nazioni, seguito da appelli alla solidarietà lanciati da organizzazioni umanitarie italiane e internazionali. Dagli Usa, il Pentagono ha inviato navi e personale di sicurezza: la portaerei Carl Vinson è attesa giovedì al largo delle coste di Haiti e altre navi della Marina americana sono in viaggio. Inoltre una squadra di 30 persone, che comprende ingegneri dell’esercito, è partita su aerei C-130 con personale dell’ambasciata, di Haiti, delle Nazioni Unite e i responsabili internazionali per valutare la situazione e facilitare il sostegno militare. Gli Stati Uniti prenderanno il controllo dello spazio aereo di Haiti e gestiranno l'aeroporto di Port-au-Prince, per i voli che faranno la spola da Miami portando aiuti e personale umanitario.


fonte il corriere.it
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